9 luglio 2012

Tema - Disoccupazione giovanile

Tema: 
"Con la crisi internazionale degli ultimi tempi, un problema ha assunto rilevanza: la disoccupazione giovanile. La questione è drammatica soprattutto in Italia, particolarmente grave nel Mezzogiorno. Spiega come sia stato possibile arrivare a questo punto, e illustra alcune soluzioni possibili, avanzando considerazioni personali». Tra i documenti da utilizzare ci sono anche riferimenti a Steve Jobs, il cofondatore della Apple."

Svolgimento:

Numerose circostanze concorrono ed hanno contribuito alla determinazione in  seno alle società occidentali del problema della disoccupazione.  La crisi internazionale degli ultimi tempi non ha fatto altro che aumentare l’entità del problema soprattutto a svantaggio delle categorie dei lavoratori più giovani.
Il fenomeno della disoccupazione giovanile  è infatti  esteso a livello internazionale ed in Italia assume condizioni ancora più disastrose. La disoccupazione tra i giovani  in Italia infatti è un problema grave non solo per gli aspetti di natura sociale ad esso legati ma anche per gli aspetti puramente economici che ne derivano.  Siamo continuamente bombardati dai media, televisioni e giornali, che riportano l’entità del problema “disoccupazione” a proporzioni gigantesche infatti ben 3 giovani su 10 sono senza occupazione.

Al meridione il problema della disoccupazione giovanile  è ancora più diffuso sia perché fisiologicamente il sud Italia non ha le industrie e gli indotti presenti invece nel nord  del paese, sia perché è mascherato dalla presenza dei cosiddetti lavoratori “a nero”  cioè i  lavoratori irregolari non per loro scelta ma perché sono obbligati dai rispettivi datori di lavoro.  A mio avviso a causa della disoccupazione e del precariato i giovani fanno fatica ad inserirsi nella società ed a reclamare la propria autonomia ed indipendenza , sia sociale che economica. Questo fenomeno purtroppo è evidenziato dal  fatto che i giovani escono sempre più tardi dal nucleo familiare, si sposano o vanno a convivere o creano le proprie famiglie lungo un asse temporale che si và spostando avanti di generazione in generazione ,  e devono inoltre sentire qualche frase infelice dal solito politico di turno che li definisce impropriamente “bamboccioni” perché tardano ad “uscire” dalle mura di casa solo perché vittime di questo fenomeno.

I disoccupati al giorno d’oggi sono molti giovani in attesa del primo impiego che ancora non conoscono un mestiere, oppure i giovani che non tro¬vano un lavoro adatto alla loro preparazione e alle loro inclinazioni pur avendo terminato il loro percorso di studi.   Ma la domanda che mi faccio in prima persona e che penso ciascun giovane si ponga o si sia posto è di capire come mai siamo arrivati a questo punto.  A mio avviso il problema della comprensione di questo fenomeno non è banale, inoltre penso che la disoccupazione ed in modo particolare la disoccupazione giovanile sono soltanto la punta dell’iceberg di un problema più grande di natura economico – politica. Sicuramente come lo studio della storia a scuola aiuta i popoli a capire gli sbagli del passato per non commetterne di nuovi nel futuro , così la storia politica-economica dovrebbe essere tenuta in considerazione dai nostri governanti a mente per creare sviluppo e prosperità nel nostro paese e quindi di conseguenza occupazione e lavoro , soprattutto tra i giovani che rappresentano il futuro
di  ciascun paese.  Una delle cause di questo fenomeno a mio parare è da ricercare nella perdita delle funzionalità di un tessuto politico che non ha indirizzato i propri sforzi nella direzione corretta e cioè verso lo sviluppo e la crescita del nostro  amato paese. Sostanzialmente penso che i nostri politi avrebbero dovuto amministrare meglio le risorse economiche e le strategie politiche ed indirizzarle verso la creazione di nuovi posti di lavoro , verso l’ istruzione e verso la ricerca e lo sviluppo  sia a livello industriale che universitario in modo da evitare la fuga dei cervelli e dei giovani talenti all’ estero , ma anzi tenerli e sostenerli per rimanere e lavorare e creare sviluppo ed economia nel proprio paese, nella terra che amano e che sentono propria ma che vedono via via allontanarsi da loro.

Sicuramente l’Italia non è storicamente un paese “attento” ai propri giovani ed ancora meno in questo periodo di crisi e di austerità politica ed economica, pertanto sebbene sia attuale l’impegno del governo verso i giovani e verso la creazione di nuovi posti di lavoro , in realtà di sostanziale e di concreto si è visto ben poco.  L’esempio di Steve Jobs , il fondatore di Apple innovatore e visionario genio dei nostri tempi che è riuscito a creare un impero dal nulla ed a creare un marchio e dei prodotti conosciuti in tutto il mondo è senza dubbio un esempio da seguire per tutti i giovani , me compreso. Sono rimasto tristemente colpito dalla notizia della sua scomparsa così come sono rimasto affascinato dalla storia di questo “allora” ragazzo che inseguendo i propri sogni ha affrontato sacrifici e sfide dure prima di arrivare alla fama ed al successo che lo hanno contraddistinto in tutto il mondo.  Ho apprezzato tantissimo il discorso che ha fatto ai laureati della università americana di Stanford dove invitava i giovani ad inseguire i propri sogni ed a essere “Affamati” e “Folli” per raggiungere i propri obbiettivi. Un altro giovane a mio avviso da prendere come esempio di tenacia , senso di affari che possa ispirarci per realizzare i nostri sogni e concretamente produrre ricchezza per noi ed il nostro paese è il fondatore di Facebook , Mark Zuckerberg .

I due personaggi hanno in comune la tenacia , la determinazione e lo spirito di iniziativa e rappresentano per noi giovani una fonte di ispirazione , sia per quanto materialmente hanno realizzato , ma soprattutto  per l’impegno ed i valori positivi che sono riusciti a trasmettere alle nuove generazioni.  Mi auguro che anche in Italia, tra i giovani ci possa essere un nuovo “Steve Jobs” come esempio di ispirazione , talento e capacità. Credo comunque che ci sia una differenza “culturale” tra America ed Italia che spero i nostri politici colmino con le loro riforme. Credo infatti che Steve Jobs sia potuto diventare ciò che è stato grazie ad un tessuto economico- politico americano che sostiene le valide idee giovanili e le appoggia mentre nel nostro paese avviene molto di rado. A mio avviso la politica dovrebbe sostenere lo  sviluppo economico e di conseguenza la creazione di nuove “economie” e quindi anche la creazione di nuovi posti di lavoro.  Inoltre io proporrei , in clima con il regime di austerità dei nostro periodo storico , visto che è di attualità il tema delle riforme, che tutti i tessuti sociali facciano dei sacrifici a partire dalla nostra classe politica che contribuisca alla crescita del paese riducendo concretamente i propri stipendi e rinunciando ad una parte dei propri privilegi. Introdurrei anche, connesso al sistema politico, una sorta di valutazione sull’operato dei politici in carica di modo che i cittadini in totale democrazia ed onestà premino sia i politici più meritevoli ma e  penalizzino quelli che pensano ai propri interessi ed al proprio portafoglio.

E’ vero infatti che ciascun giovane , me per primo, si impegni in tutto e per tutto per creare il proprio futuro di successo, ma è altrettanto vero che un giovane dovrebbe essere quantomeno sostenuto dalla politica e dalla società  e non messo alle corde o abbandonato a se stesso.  Questa è a mio avviso una proposta che tutti noi sia giovani che meno giovani dovremmo proporre per  ottenere una politica più equa che lavori a sostegno di tutti i cittadini e soprattutto a sostegno dei giovani , me per primo.
Credo infatti che il futuro di una nazione infatti si misuri dall’attenzione che indirizza e dedica alle generazioni future!

1 commento:

  1. Sono assolutamente d'accordo con quanto dici. Devo però aggiungere un'altra riflessione: siamo sicuri che noi giovani siamo sempre disposti ai sacrifici? Tu hai citato Steve Jobs; come ai detto oltre al sostegno ricevuto dal suo paese, necessario a mio avviso, il segreto del suo successo è stato la grande capacità di tirarsi su nonostante le resistenze che da quella stessa società all'inizio gli sono arrivate. Io credo che molti, non tutti, ora alla prima difficoltà gettano la spugna e cominciano ad accusare a destra e a manca. Naturalmente tutto questo deriva dallo sconforto verso il quale il nostro paese ci ha condotti, ma forza! Bisogna continuare ad insistere, perché senza ostinazione non si abbattono i muri!

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