1 marzo 2012

Bioplastica

È grande solo un pò di nanometri, ma promette di far sposare una volta per tutte ecologia e industria della plastica: non si tratta di una mini-bacchetta magica, bensì di una nanoparticella realizzata dall'università olandese di Utrecht, candidata a diventare la colonna portante delle plastiche ecologiche. 

Si tratta di una nanotecnologia per trasformare le piante nelle molecole base di tutti gli oggetti di plastica. Un risultato che potrebbe rivoluzionare l'industria chimica, rendendoci sempre meno dipendenti dal petrolio. Attraverso questa nanotecnologia è possibile trasformare biomasse vegetali nelle molecole base della plastica più comune e cioè in quelle che compongono prodotti diversificati dai giocattoli alle bottiglie.

La scoperta ha delle prospettive affascinanti poichè rende sempre più concreta la possibilità di un futuro industriale indipendente dai combustibili fossili e dall'oro nero in primo luogo.
La scoperta pubblicata sulla prestigiosa rivista "Scienze" si aggiunge così alle bioplastiche comunemente dette che invece sono fatte di composti più complessi, caratterizzati da proprietà differenti da quelle derivate dal petrolio.
 
Il processo sviluppato dai ricercatori olandesi è una evoluzione di un processo già noto in ambito chimico della trasformazione di un mix di gas per ottenere combustibili sintetici. Due problemi hanno afflitto i chimici per lungo tempo in questo processo di produzione: le alte produzioni di metano generate durante il processo e le reazioni chimiche indesiderate che neutralizzavano i catalizzatori.

Proprio partendo da queste difficoltà, il gruppo di scienziati ha iniziato a cercare metodi per aumentare l'efficienza della trasformazione introducendo
nanoparticelle non reattive di ferro con effetti molto efficienti nel catalizzare la trasformazione dei gas in etilene, propilene e butadiene.

Per arrivare alla produzione dei mattoni delle plastiche a partire dalle piante, i ricercatori olandesi hanno utilizzato monossido di carbonio e idrogeno generati dalla gassificazione di composti vegetali, ovvero da quel processo che, ad alte temperature e senza combustione, converte i composti vegetali nel mix di gas studiato in letteratura.

Alla fine del processo di trasformazione, oltre il 65% della miscela era stato tramutato in etilene, propilene e butadiene, ossia negli ingredienti fondamentali della plastica. 
Si tratta comunque di un risultato  "davvero incoraggiante" , come spiegano gli autori, per la produzione così efficiente di queste molecole a partire dalla gassificazione delle piante.

Ci vorrà ovviamente del tempo prima di vedere questa scoperta tramutarsi negli oggetti di tutti i giorni. Però i ricercatori sono convinti che la sua portata sia così vasta da permetterci di sostituire un giorno le piante al petrolio nella produzione di qualunque tipo di plastica, un fatto che prima non era neanche lontanamente immaginabile a causa della minore versatilità delle bioplastiche attualmente in commercio.

Infatti sebbene ne esistano di diverse tipologie e alcune di esse presentano la preziosa capacità di biodegradarsi, ognuna è in grado di sostituire solo uno dei tanti composti della plastica che si possono ottenere con le molecole di base. La scoperta dell'università olandese invece colma questo vuoto nella produzione di biomateriali, favorendo così uno scenario in cui dipenderemo sempre meno dalle risorse petrolifere.